A seguito del significativo incremento dei costi delle licenze software VMware, conseguente all’acquisizione da parte di Broadcom, il 56% delle organizzazioni prevede di diminuire l’uso complessivo di VMware nell’arco dei prossimi 12 mesi. E’ quanto risulta da un recente sondaggio realizzato da Foundry MarketPulse, che tra giugno e luglio 2024 ha coinvolto 561 leader IT di organizzazioni enterprise con oltre 1.000 dipendenti in USA ed Europa. Ad oggi, VMware è leader di mercato nella virtualizzazione, ma l’aumento dei costi delle licenze sta inducendo molti utilizzatori a prendere in considerazione il passaggio ad hypervisor alternativi. In particolare, il report rileva che il 59% delle organizzazioni interpellate, che attualmente pagano più di 500.000 USD all’anno per le licenze e i pacchetti VMware, si aspettano un aumento medio dei costi pari a quasi 1,5 volte, il che porterebbe a pagare in futuro oltre 735.000 USD all’anno.
Inoltre, al di là dell’importante aumento nei costi atteso, il sondaggio indica un forte calo nella soddisfazione complessiva da parte dei clienti VMware a seguito dell’acquisizione di Broadcom. In particolare, se prima dell’acquisizione il 61% degli utilizzatori di VMware esprimeva livelli di soddisfazione con punteggio molto alto, compreso tra 8 e 9, dopo la fusione la percentuale di clienti VMware che accorda un alto punteggio di soddisfazione è calato al 45%.
Una grande maggioranza di intervistati, pari all’86%, ha quindi dichiarato l’intenzione di apportare dei cambiamenti in futuro: quattro sono le opzioni più indicate, ovvero introdurre un cambiamento dei livelli di prodotto VMware, con un impatto sulle capacità utilizzate (51%); abbandonare il contratto di licenza enterprise (49%); cambiare partner o fornitori di licenze (37%); modificare i contratti di supporto (22%). Nel complesso, i responsabili IT nelle aziende stanno pertanto ripensando fortemente l’uso di VMware, aprendo la porta al cambio di hypervisor. Un cambio strategico che sul mercato offre loro una gamma di hypervisor alternativi, sia per quanto concerne i data center che per i cloud. La ricerca rivela altresì che il 71% degli intervistati che stanno valutando alternative a VMware si sta orientando verso opzioni on-premises. La migrazione comincerebbe quindi presto, al massimo entro i prossimi 12 mesi e dunque all’interno dell’attuale ciclo di rinnovo dello strumento VMware. Nello specifico, il 39% di questi migrerà alcune VM su altri hypervisor nei propri data center, mentre il 36% sposterà alcune VM su alternative basate su cloud.
Tra i problemi maggiormente temuti nel passaggio a una nuova piattaforma, secondo i responsabili IT intervistati figura il fatto che gli strumenti di gestione per VMware hanno un limitato supporto a hypervisor alternativi, per cui è probabile che altre piattaforme non disporranno di alcune delle funzionalità di gestione presenti in VMware. A ciò si aggiunge il timore di doversi ritrovare a gestire una molteplicità di hypervisor e/o ambienti cloud invece del solo ambiente VMware, cosa che complicherebbe l’attuale facilità di gestione dei loro ambienti virtuali. Ancora, secondo il sondaggio nell’arco dei prossimi due anni si avrà un aumento della quota di VM basate su cloud.
Altra notevole preoccupazione concerne quindi il personale, relativamente alle competenze necessarie e al tempo richiesto per la formazione per la gestione di una migrazione dei carichi di lavoro in produzione e dei relativi dati su nuove piattaforme hypervisor. In particolare, l’89% degli intervistati ritiene servirà almeno da uno a più di due ingegneri a tempo pieno per implementare la nuova strategia per le VM con transizione dell’hypervisor. Gli intervistati stimano inoltre che il tempo medio necessario per effettuare il trasferimento di una macchina VMware su un’altra piattaforma sia di circa 62 minuti. Tempo che moltiplicato per il numero di VM da migrare in azienda può facilmente estendersi a diversi mesi, o fino a un anno o più per grandi realtà.
Nel valutare i vari approcci di migrazione a un altro hypervisor che i responsabili IT possono adottare, infine, si evidenzia l’importanza di disporre di soluzioni di back-up per ambienti virtuali, che spesso sono progettate per ambienti multi-vendor e cloud ibridi. Queste soluzioni per la maggior parte sono in grado di eseguire il back-up o il ripristino su server fisici o virtuali di diverse marche, e alcuni possono eseguire il back-up da un server on-premises (come una VM vSphere) e il ripristino su hypervisor alternativi. Gestendo e automatizzando gran parte del lavoro di transizione, queste soluzioni sfruttano per le migrazioni gli stessi meccanismi che impiegano per il ripristino in caso di disaster recovery, laddove l’hardware non sia più disponibile. Una moderna soluzione di back-up può pertanto rappresentare una risorsa cruciale per il back-up, il ripristino e la replica dei dati in complesse implementazioni di hypervisor nel quadro di un eventuale passaggio da piattaforme VMware, sia on-premises che nel cloud.